Food&Beverage 4.0: le aziende si attrezzano e i consumatori ringraziano
Food&Beverage 4.0 significa utilizzare le migliori tecnologie che aiutano produttori e distributori a rilasciare alimenti e bevande garantiti dalla fabbrica alla tavola, tutelando così anche tutti i consumatori finali (Farm to Fork).
Settore agroalimentare avanti tutta
Nel 2021 il Food&Beverage ha generato 214,1 miliardi di euro di consumi da parte delle famiglie italiane, in calo del 10,8% rispetto al 2019 a causa delle forti restrizioni alle attività commerciali che hanno colpito il fuori casa, interrompendo il trend di crescita degli ultimi anni. Dietro alle quinte lavorano tutti gli operatori del settore agroalimentare, comparto vitale per l’Italia. Secondo l’ultimo rapporto Ambrosetti, i numeri fotografano 208 miliardi di euro di fatturato realizzato dalle imprese agroalimentari, con oltre 1,4 milioni di occupati coinvolti in una rete che conta ben 1,2 milioni di imprese. Secondo gli analisti l’agrifood non è affatto la Cenerentola dell’industria italiana, generando una capacità di oltre 64 miliardi di euro di valore aggiunto (vale a dire tre volte rispetto all’automotive di Francia e Spagna e più del doppio della somma dell’aerospazio di Francia, Germania e Regno Unito). Insomma, il comparto vale tre volte il sistema del fashion e il sistema del design Made in Italy e, durante il regime di pandemia, è stato quello che ha retto meglio, complice uno spostamento della spesa, focalizzata principalmente su bevande e consumi alimentari, e la riscoperta delle eccellenze territoriali da parte di tutti i consumatori. Sul fronte e-commerce, inoltre, lo scorso anno le vendite sul web del settore food&grocery hanno registrato una crescita nel 2020 del 56%. E, a detta dei consumatori, questa tendenza perdurerà anche quando cesserà la pandemia.
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Cosa chiedono i consumatori ai brand
Da diversi anni, infatti, i clienti hanno alzato l’asticella delle aspettative nei confronti dei produttori e dei distributori: non solo esigono informazioni di qualità ma vogliono massima trasparenza informativa. Secondo una recente ricerca condotta da Dnv Gl, un ente di certificazione internazionale che ha condotto un’indagine su un panel di 15 Paesi, Italia inclusa, le preoccupazioni dei consumatori quando devono scegliere i prodotti alimentari sono la sicurezza alimentare (66,5%) e la salute (59,1%). In Italia, in particolare, sicurezza alimentare e salute si traducono in una grande attenzione all’origine degli ingredienti e dei prodotti: il 31,7%, ovvero sette punti percentuali in più rispetto alla media di tutti i 15 Paesi presi in esame. Oltre all’origine, gli italiani sono molto attenti alla lista degli ingredienti (il 23,6% del campione) e chiedono più trasparenza sulla sostenibilità del packaging (24,9%), benessere animale (17,1%) e rispetto dei diritti umani delle persone che hanno lavorato alla sua produzione (15,9%). Tutte queste informazioni, secondo il 57% degli italiani intervistati, dovrebbero trovarsi direttamente sul prodotto.
La digitalizzazione del comparto partita più in ritardo degli altri
A fare la differenza nel Food&Beverage, infatti, è una gestione adamantina delle informazioni. A partire dalla tracciabilità delle materie prime (dai mangimi utilizzati negli allevamenti degli animali ai pesticidi utilizzati sulle coltivazioni) le filiere devono imparare a lavorare in maniera più integrata e collaborativa per garantire che la supply chain diventi una value chain. Il problema è che il comparto è stato uno degli ultimi a introdurre un uso più intensivo dell’informatizzazione. Uno sviluppo a macchia di leopardo e senza delle vere e proprie linee guida ha fatto sì che la maggior parte degli operatori ancora oggi utilizzi sistemi di gestione e codifica delle anagrafiche di prodotto molto eterogenei tra loro. Allo stato attuale, nel passaggio di consegne tra fornitori, produttori, operatori logistici e distributori i sistemi di codifica e di gestione dei dati di prodotto vengono modificati o integrati a seconda delle diverse finalità di utilizzo per cui molto spesso le filiere non sono sincronizzate il che allunga il time to market del business. Quello che è certo è che l’evoluzione normativa ha favorito un forte cambiamento culturale, imponendo alle filiere sistemi di etichettatura sempre più puntuali e dettagliati che hanno cambiato modelli organizzativi e approcci. Le aziende più lungimiranti hanno capito anche come certificare l’autenticità dei propri prodotti non è solo un mezzo per combattere la contraffazione ma è un tassello fondamentale della trasparenza e del business.
Attenzione all’Italian Sounding
Il made in Italy agroalimentare è uno di prodotti più soggetti alla contraffazione e alle frodi. Il fenomeno dell’italian sounding è entrato nel radar dell’attenzione di produttori e consumatori che si sono mossi per attivare la tutela della vendita di prodotti nostrani in Italia e all’estero. Nella classifica delle contraffazioni alimentari in testa Parmigiano Reggiano, seguito da Mozzarella di Bufala e dalle bollicine di Prosecco. Una potenza culturale della cucina italiana che secondo l’analisi del rapporto di Ambrosetti si evince anche dalla ricerca del numero di ristoranti italiani presenti in alcune capitali europee nelle grandi capitali dove si fondano le opinioni, con una dinamica relativa in crescita che vede di riflesso l’Italia come destinazione eno-gastronomica al primo posto. Oltre a combattere la falsificazione, è importante promuovere le eccellenze nazionali favorendo una maggiore collaborazione tra produttori e retailer.
Food&Beverage 4.0: le tecnologie che fanno la differenza
Non si può parlare di Food&Beverage 4.0 senza citare tutte le tecnologie che abilitano la capacità di conoscere e riconoscere i prodotti in tutte le loro fasi legate alla loro lavorazione e alla loro movimentazione. Si parla in questo caso di AutoID, ovvero di identificazione automatica: dai più tradizionali codici a barre ai codici datamatrix e ai QrCode fino ad arrivare ai più evoluti tag RFID che rendono cose, animali, piante, mezzi e persone connessi e comunicanti in tempo reale. A fare la differenza, infatti, è l’identificazione automatica univoca abilitata dalla radiofrequenza (Radio Frequency IDentification – RFID). Già da anni gli animali negli allevamenti sono dotati di tag che permettono agli operatori la loro identificazione certa e univoca attraverso una serie di dati inseriti nei chip che permettono di verificare persinno i mangimi somministrati per i vari lotti di produzione. Analogamente avviene per le barbatelle delle tenute vinicole, anch’esse tracciate e monitorate a garanzia dell’autenticità delle coltivazioni da cui i produttori ricavano i vini più pregiati. Sensori evoluti aiutano a monitorare piantagioni e allevamenti, mentre videocamere di sorveglianza e droni svolgono un presidio automatico costante. Food&Beverage 4.0, infatti, è sinonimo di smart agrifood per 6 aziende su 10 (Fonte: Osservatorio Smart Agrifood Politecnico di Milano 2021).
La fotografia italiana dello smart agrifood
Nel 2020 gli analisti del Politecnico hanno mappato ben 538 le soluzioni di Food&Beverage 4.0 disponibili per il comparto italiano (oltre 100 in più rispetto al 2019). Le più gettonate? Data Analytics, piattaforme o software di elaborazione, mobile e Internet of Things, applicate nelle fasi di coltivazione, semina e raccolta dei prodotti in diversi comparti, fra i quali emergono l’ortofrutticolo, il vitivinicolo e il cerealicolo. Le realtà italiane utilizzano le soluzioni digitali principalmente per rendere più efficienti i processi produttivi (52%), ridurre la distanza col consumatore (47%) e migliorare la gestione logistica e la tracciabilità (45%). 6 aziende agricole su 10 (60%) utilizza almeno una soluzione digitale e quasi 4 su 10 (38%) ne impiega due o più. Dati alla mano, però, solo il 3-4% della superficie agricola è coltivata con strumenti 4.0, il che significa che il potenziale è ancora tutto da esplodere.
Investimenti per il Food&Beverage 4.0
Le aziende hanno sottolineato l’importanza di puntare su prodotti per i quali tracciabilità, sicurezza, sostenibilità e diete sane sono i cardini di una strategia vincente. In questo contesto ci sono altissime aspettative nei confronti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che prevede lo stanziamento di 5,46 miliardi di euro destinati allo sviluppo di una filiera agroalimentare sostenibile e di progetti di economia circolare. I finanziamenti dovranno essere impiegati a supporto di progetti che ruoteranno su diversi ambiti:
- logistica
- contratti di filiera
- meccanizzazione
- uso di energie alternative
- innovazione
Quando innovazione fa rima con anticontraffazione
Investire nell’innovazione significa rima di tutto prendere delle decisioni. Cogliere le opportunità e i vantaggi delle tecnologie di ultima generazione per combattere la contraffazione è una decisione strategica. VeriCode è una tecnologia a supporto del Food&Beverage 4.0 che permette di proteggere il mercato dei prodotti originali offrendo un valore aggiunto ai clienti finali, tutelando i loro acquisti. Il sistema consente di tracciare il prodotto durante tutto il suo ciclo di vita, dando massima visibilità informativa anche su tutta la catena di vendita. I dati gestiti, infatti, includono le informazioni tecniche e operative più importanti relativamente a dove vengono venduti i prodotti, in quali negozi vengono effettuati i controlli e dove sono segnalate copie contraffatte. Il consumatore finale, grazie a VeriCode, può avere la certificazione dell’autenticità di un articolo autentico, permettendo di distinguerlo da qualsiasi copia non originale.
Scopri come VeriCode garantisce l’autenticità dei prodotti, tutelando aziende e consumatori
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